Le banconote più famose hanno fatto inevitabilmente il giro del mondo ed in parecchi casi hanno anche portato una forma di successo di tipo collezionistico, causato anche da diverse tipologie di apparentenza a vari paesi. Le lire, ovviamente sono ricordate con curiosità e nostalgia da parte di chi ha “vissuto” le varie emissioni anche se il naturale processo di rinnovamento, anche necessario per contrastare vari eventi e manifestazioni finanziarie come l’inflazione, hanno in alcuni casi fatto “invecchiare” valute neanche troppo tempo fa estremamente conosciute, un esempio sono le 500 lire di carta.
Quando si fa riferimento alle 500 lire viene naturale pensare alle monete, principalmente quelle in argento o ancora più diffuse, quelle bimetalliche.
Però a lungo questo taglio monetario è stato corrispondente ad un biglietto di banca, emissione iniziata addirittura alla fine del 19° secolo, e proseguita con varie versioni fino alla fine degli anni 70 dello scorso secolo.
500 lire di Carta, le ricordi? Ecco quanto possono valere oggi
La 500 lire ha avuto un impatto importante, in particolare durante il 20° secolo, essendo una vera emissione dall’elevato potere d’acquisto, spesso impiegata sopratutto entro la metà del secolo scorso principalmente dalle banche e meno dai cittadini comuni. In questo senso però va considerato il contesto, ad esempio una 500 lire conosciuta come Grande C, corrispondente ad un arco temporale molto vasto, disegnata dall’incisore Rinaldo Barbetti nel 1896, è rimasta attiva con alcune differenze fino ai primi anni 50 quando fu dichiarata fuori corso. La “C” sta per Cinquecento, in quanto l’iniziale capeggia sulla banconota di dimensioni notevoli per i tempi.
La Grande C può avere un valore importante, ma solo se in condizioni importanti: una concepita durante il periodo fascista vale tra i 300 ed i 13000 euro, mentre una degli anni cinquanta può valere fino a 10 mila euro (se in condizioni perfette).
La prima 500 lire di carta concepita unicamente dalla repubblica italiana è stata l’ Ornata di Spighe, riconoscibile per la raffigurazione di un dipinto di Raffaello Sanzio “Venere, Giunone e Cerere”. Stampata fino al 1961 questa banconota vale oggi tra i 50 ed i 500 euro se in eccellente stato di conservazione.
Le ultime emissioni, di ridotte dimensioni rispetto alle precedenti, valgono comunque , e non sono banconote, bensì biglietti di stato, dei buoni fondamentalmente, di due tipologie, una nota come “Aretusa” e l’altra come “Mercurio”. Il valore di questi pezzi è limitato, tra i 10 ed i 45 euro se in eccellente stato di conservazione, essendo ancora oggi piuttosto facili da trovare.