Puperete, un dolce pugliese che racconta la gastronomia e il folclore della regione

Il puperete è un dolce gustosissimo che al solo guardarlo fa venire l’acquolina in bocca. Questo dolce squisito affonda le radici nelle tradizioni curiose della Puglia che sfociano persino nella leggenda e che rivelando l’anima di questa regione.

Molto diffuso nel foggiano, il puperete è facile da preparare anche per chi non ha esperienza in cucina ed è un misto di olio extra vergine d’oliva, cioccolato, mandorle, cannella, cacao amaro, mosto d’uva e chiodi di garofano.

Due sono i significati attribuiti a questo termine: il primo deriva sicuramente dalla parola “pepe”, non perché l’ingrediente viene utilizzato per prepararlo, ma perché il pepe è la spezia per antonomasia ed indica l’utilizzo nell’impasto degli ingredienti appena elencati. Il secondo significato del termine puperete è legato alla somiglianza con il termine “pietra”, che ha un raddoppiamento tematico con “pu+prete”. Infatti, il dolce ha una consistenza molto dura data dal miele che lo solidifica visto che il periodo in cui si prepara il clima poco mite.

Puperete, storia e leggenda si fondono

Il puperete ha origini antichissime, talmente radicate in un passato lontano da divenire quasi una leggenda. Si narra infatti che per l’incoronazione del Re Alboino (o Rotari), l’invito a corte fu esteso ai rappresentanti dei sudditi di tutto il regno. Ogni ospite portò al re il dono per lui più rappresentativo, come prodotti artigianali finemente lavorati e tessuti pregiati e perfino armi.

Mentre il re con la sua famiglia assisteva alle consegne dei doni in corteo, un rappresentante del Monte Sant’Angelo presentò al re un dono che fu posto sul capo della figlia del re dopo le parole “Questo è per la pupa del re”. La piccola, felice del dono, si mise a correre per tutta la stanza, la coroncina cadde e si ruppe, ma il suo odore era così invitante da spingere la piccola ad assaggiarlo e ad apprezzarne la bontà. Da quel momento il doce si chiamò Pupa del re, In dialetto locale “Puperet”!