Eraclio, storia e leggenda del Colosso di Barletta

Conosciuta come la città della Disfida, Barletta vanta un’attrazione unica e spettacolare, il Colosso di Barletta, meglio noto come Eraclio. Attorno a questa statua sita nel pieno centro della città gira un misto tra storia e leggenda e questo lo rende ancora più misterioso e affascinante.

Il Colosso di Barletta, per meglio dire Eraclio, detto Aré, è una gigantesca statua di bronzo posta su un piedistallo in pietra e alta diversi metri che si trova di fianco alla celebre Basilica del Santo Sepolcro. L’opera all’epoca bizantina e non si conosce l’identità precisa del soggetto, ma è probabile che si tratti di una rappresentazione dell’imperatore Teodosio II all’età di 38 anni. La statua fu eretta per ordine di Valentiniano III a Ravenna, nel 439 d.C. ed è giunta in Puglia ma non si sa come.

Secondo la storia scritta da un gesuita del XVII secolo la statua fu realizzata a Costantinopoli da un uomo di nome Polifobo e fu trafugata durante il sacco dai veneziani nel 1204, poi trasportata in Puglia a bordo di un veliero. Secondo la leggenda durante la traversata la statua fu gettata in mare per rendere il carico più leggero e consentire ai naviganti di giungere in porto sani e salvi.

Eraclio giunto a Barletta per vie traverse

Dalle ricerche effettuate per riscontrare la realtà di questa storia mista a leggenda che gira attorno ad Eraclio non è emerso alcun elemento che portasse a confermarla, infatti all’interno del bronzo non vi sono tracce di iodio, quindi si presume che invece sia stata trasportata da Ravenna per ordine di Federico II di Svevia per rendere più bella la città e che fosse finita a Barletta per vie traverse.

Il Colosso nel tempo ha comunque acquisito un valore per la città ed ha rappresentato una sorta di protezione, come la leggenda che narra come la statua avesse assunto sembianze umane e avesse scacciato le invasioni e sconfiggendo gli avversari che volevano impadronirsi della città.