Modi di dire pugliesi, veri e propri stili di vita e non espressioni gergali

I modi di dire pugliesi non sono delle espressioni gergali ma dei veri e propri stili di vita, che riflettono dei concetti ben precisi. Identificarli per chi non conosce il gergo pugliese è abbastanza difficile, ma per il pugliese medio è immancabile conoscerli, anche perché, prima di imparare l’italiano, ha già messo nella sua memoria tante espressioni che non dimenticherà mai.

Per buona parte della popolazione i modi di dire pugliesi sono parte della vita stessa e rinuncerebbe ad imparare l’italiano perché già, con la loro lingua, esprimono esattamente il concetto, con maggiore enfasi e significato di quanto potrebbe esserlo se tradotto in italiano. Questa lingua gergale, che può essere considerata una lingua a se, tende a rafforzare ogni azione e se a qualcuno potrebbe apparire un modo di fare insistente e invadente, non è invece altro che la bonarietà che caratterizza ogni azione.

Alcuni modi di dire pugliesi più noti

Nei modi di dire pugliesi il legame parenterale è sempre rafforzato: ad esempio, se una mamma dice al dottore “Dottore, mio figlio non mi mangia” è solo un modo per sottolineare davanti a tutti che il figlio è suo. Non va fraintesa la frase “Scendo il cane che lo piscio”, è solo un modo gergale e abbreviato di dire che porta il cane a fare il bisognino.

Così come non va presa alla lettera la frase “Stendere la lavatrice”: vuol dire semplicemente che si devono stendere i panni, la frase è sempre accorciata per non perdere tempo. Ecco alcuni modi di dire pugliesi: “Bello bello” è un invito a fare in fretta, “A buono a buono” è un’analisi delle cause che portano a fare un’azione. Insomma, ogni detto ha un suo significato preciso e tra pugliesi è sicuramente facile capirsi, ma il pugliese medio sa benissimo che per gli sarà un incompreso!