Un’architetta rivela il legame del colore blu fra Casamassima e le città in Marocco

CASAMASSIMA – La linea che collega la città blu della Puglia, Casamassima, alle città di Chefchaouen in Marocco, di Jodhpur in India e Safed in Israele affonda le radici nella tradizione ebraica. A rivelarlo è un’architetta, che fornisce una spiegazione del colore blu che accomuna questi quattro borghi turistici distanti fra loro migliaia di chilometri. Tutti e quattro sono definiti “paese azzurro”, che per i borghi stranieri diventa ‘Blue city’.

Il colore blu di Casamassima non era legato al velo

L’ipotesi dell’architetta Marilina Pagliara è basata sempre sulla religione, ma con un’alternativa alla leggenda della Madonna di Costantinopoli. Infatti, contrariamente a quanto si è pensato finora, ovvero che il colore azzurro fosse legato al velo, il cosiddetto ‘Maphorion’ di quella che era la protettrice del borgo, per ringraziarla di aver salvato la popolazione dalla peste, secondo la Pagliara tre le sue radici nella tradizione ebraica. Per spiegarlo dice che Chefchaouen durante l’Inquisizione divenne rifugio di ebrei che fuggivano dalla Spagna e la città venne dipinta con la polvere blu di tekhelel perché nella Bibbia al popolo di Israele viene comandato di usarlo.

Anche a Casamassima ebrei in fuga

La polvere blu di tekhelel è un colorante naturale a base di frutti di mare e nel corso dei secoli questa tradizione è stata tramandata fino ad arrivare ai giorni nostri. Ancora oggi, infatti, anche gli abitanti non ebrei danno una mano di vernice alle case per rinfrescarle e utilizzano il pigmento blu che si trova contenuto nei vasi. Allo stesso modo di Chefchaouen anche Jodhpur e Safed, e perfino Casamassima all’epoca ospitarono piccole comunità di ebrei in fuga, che dipinsero le case con la vernice blu.