Foggia: reparto di medicina nucleare offre trainership ad Arabia Saudita

Parte dal Policlinico “Ospedali Riuniti” di Foggia il ponte medico-scientifico tra l’Arabia Saudita e la Puglia. Si terrà Presso l’Azienda Ospedaliero – Universitaria “Ospedali Riuniti” di Foggia, dotata di un reparto di Medicina Nucleare all’avanguardia, il training sanitario di personale  saudita.

Lieto del progetto è  Dr. Sergio Modoni, Direttore della Struttura Complessa di Medicina Nucleare degli “Ospedali Riuniti” che ha dichiarato : “E’ bello sapere che la nostra esperienza e le nostre conoscenze mediche raggiungeranno pazienti anche molto lontani da noi. Per il personale del reparto e per me questa è un’occasione preziosa di scambio e arricchimento professionale oltre che umano”.

il Direttore Generale del Policlinico “Ospedali Riuniti” di Foggia, Vitangelo Dattoli espone il suo pensiero: “Questa è un’opportunità di integrazione, di crescita e confronto interculturale. Abbiamo tutte le potenzialità per accrescere la nostra visibilità a livello internazionale e  anche grazie a partner come la Itel, che da decenni opera in tutto il mondo, possiamo lavorare per intensificare le relazioni internazionali nel settore della formazione professionale”.

Il progamma è l’esito della vittoria di un progetto  dall’azienda pugliese Itel a Gedda, secondo polo più importante saudita. L’azienda, ha creato I-One, un centro di radiofarmacia e medicina nucleare, all’interno della King Abdulaziz University (KAU), istituzione universitaria centrale del mondo arabico. Da ora in poi gli operatori sanitari sauditi potranno visionare il reparto di Medicina Nucleare di Foggia per circa 15 giorni, così da imparare a usare i radiofarmaci e le procedure adoperate per le cure.

Il Presidente della Itel, Leonardo Diaferia, comunica: “Credo nella scienza come ponte tra i popoli e le culture. I-One rappresenta l’avvio di una strategica relazione scientifica tra la Itel e la King Abdulaziz University. Grazie alla disponibilità degli “Ospedali Riuniti” di Foggia, mi auguro che questa esperienza possa essere l’avvio di un progetto ben più ampio, che porti la Puglia al centro di una rete internazionale in grado di fare ricerca e sperimentare nuovi radiofarmaci, non solo diagnostici ma anche terapeutici”.