Sanità territoriale: una sanità de-ospedalizzata

BARI Sanità territoriale in riassetto in Puglia. Infatti, uno studio del ricercatore Giuseppe Moro e dal manager Francesco Saponaro, presidente Cetma, mostra che la sanità pugliese è riuscita ad affrontare bene l’emergenza anche grazie gli strumenti della telemedicina e delle Usca.

Per questo, ora l’obiettivo non è accantonare questi strumenti dopo l’emergenza, ma potenziarli per renderli più efficaci sul territorio. Infatti, gli studiosi concordano sulla “presenza nel territorio di una rete di continuità assistenziale articolata, dotata di attrezzature e supportata dalle moderne tecnologie per il teleconsulto e la telemedicina”.

Così hanno spiegato i due studiosi. Quali sono i vantaggi di questa nuova sanità territoriale?

  • riduzione delle persone in Pronto Soccorso, quindi meno rischi di contagio. Infatti, le persone potranno rivolgersi a presidi territoriali;
  • continuità assistenziale, visto che i medici di famiglia potranno fare esami specialistici di base, oppure si possono organizzare dei punti prelievo. Così, il paziente non deve recarsi materialmente all’ospedale, ma ottenere sia l’esame che il ritiro direttamente dal punto prelievo;
  • una centrale operativa di telemedicina, per gestire gli aspetti organizzativi.

D’altra parte, la Regione non si è tirata indietro. Infatti, dal 2018 gli investimenti sono stati di 966 milioni di euro. Realizzare nuovi ospedali, però, anche se i fondi già ci sono, richiede anni. Quindi, nel frattempo, il supporto della telemedicina, in accordo con le aziende tech pugliesi che già se ne occupano, può consentire un reale rilancio della sanità territoriale.