Lecce: Arci Lecce e Arcigay Salento lottano per i diritti dei rifugiati omosessuali

Le associazioni Arci sono vicine da sempre ai soggetti discriminati dalla società. Non solo gli omosessuali italiani, ma anche i richiedenti asilo e i rifugiati, con particolare attenzione verso coloro che a causa dei loro gusti sessuali non vengono accettati dai più. Arci Lecce e Arcigay Salento si uniscono insieme, realizzando un percorso di sostegno legale per i beneficiari Lgbti: un’ottima notizia per gli abitanti della città di Lecce e di tutta la Puglia.

Entrambe le Arci, da anni impegnate nel settore dell’immigrazione, hanno messo in atto servizi di accoglienza umana della persona sparsi nel territorio. Questa condivisione di intenti ha come obiettivo quello di fornire il massimo supporto nei confronti del beneficiario richiedente asilo anche nel corso della preparazione al colloquio con la Commissione territoriale. Inoltre, verrà controllata la gestione dei rapporti con enti e istituzioni e migliorata la conoscenza e il dialogo interculturale tra richiedenti asilo Lgbti e la comunità locale.

“Un passo importante per il territorio che accoglie e per chi è costretto a fuggire dal proprio Paese per motivi legati all’orientamento sessuale e identità di genere. Le persone Lgbti sono spesso emarginate e nutrono sentimenti di vergogna”, racconta Anna Caputo, presidente Arci Lecce. “Una condizione – continua – che spesso li inibisce nell’informare gli operatori sociali, legali e psicologici e raccontare la propria storia in Commissione territorio per il riconoscimento dello status di rifugiato”.

Secondo i dati forniti dall’Unhcr sono ben 73 i Paesi del mondo, in cui le persone Lgbti sono perseguitate. Per questo Arci Lecce e Arcigay Salento si sono unite insieme, per portare avanti una lotta che negli ultimi anni sta mostrando i suoi frutti. L’opinione pubblica sta ricevendo gli inputs giusti per mobilitarsi e per mostrare la sua solidarietà non solo alle associazioni per la difesa dei diritti Lgbti, ma anche ai soggetti discriminati in prima persona, denunciando atti criminali nei loro confronti.