A Bari “i servizi di riabilitazione devono essere portati vicino ai pazienti”

BARI – Nella città di Bari emergono non poche contraddizioni in ambito sanità. Di recente, ad esempio, è stato approvato il progetto Care Puglia 3.0: tale piano ha come obiettivo quello di creare una rete d’assistenza più diffusa possibile; il tutto avviene attraverso piccoli presidi distribuiti all’interno del territorio cittadino, che sono rappresentati dagli studi dei medici di medicina generale.

Questi sembrano essere gli studi che meglio rispondono, e in maniera anche più flessibile, ai bisogni e alle necessità di salute di tutti i pazienti sparsi sul territorio di Bari. Si occupano di vari servizi utilissimi ai cittadini, come la diagnostica ambulatoriale e anche l’assistenza domiciliare.

Si parlava di contraddizioni, però, proprio perché a progetti come Care Puglia 3.0 si accompagna la chiusura del servizio di riabilitazione al Di Venere di Carbonara. Se da un lato si facilita l’assistenza sanitaria territoriale, dall’altro la si complica. Chiudere un centro di riabilitazione come quello di Carbonara, infatti, vuol dire concentrare il personale e i servizi in poche macro strutture, con il conseguente disagio a cui dovranno andare incontro i pazienti di un’area che va da Ceglie al quartiere Murat, costretti a far riferimento alla sede di Japigia.

“La Regione dovrebbe sposare decisamente un modello di assistenza capillare in grado di gestire la cronicità. La medicina generale e l’esperienza dei CPT in questo rappresentano una grande risorsa perché offrono servizi di prossimità ai cittadini e sono in grado quindi di rispondere al meglio ai bisogni di salute dei pazienti. Vanno incontro inoltre anche all’esigenza dei sindaci di garantire servizi assistenziali ai cittadini nel proprio territorio di riferimento.” – dichiara Nicola Calabrese, Segretario Fimmg Bari – “Inutile avviare una sperimentazione che punta alla capillarità di assistenza e al tempo stesso chiudere servizi sul territorio. Siamo d’accordo per la creazione di grandi strutture ospedaliere di eccellenza; ma tutta l’assistenza territoriale, inclusi i servizi di riabilitazione devono essere portati vicino ai pazienti, con piccoli ambulatori diffusi in modo capillare”.