Arriva la proposta del movimento 5 stelle sulla questione Notriv

TARANTO – Il movimento 5 stelle entra nella questione Notriv. «Si è concluso – dichiara Crippa – il lavoro del governo sull’emendamento al Decreto Semplificazione in cui si afferma che ‘le attività upstream non rivestono carattere strategico e di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità’. Tale indicazione rientra pienamente nel programma del Governo del Cambiamento orientato alla decarbonizzazione, con la sostituzione di petrolio e derivati e l’utilizzo delle fonti rinnovabili per il raggiungimento della sostenibilità e dell’indipendenza del sistema energetico nazionale». Esso «prevede l’introduzione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (Ptesai), strumento già in programma da tempo, e la rideterminazione di alcuni canoni concessori.

Il Piano andrà definito e pienamente condiviso con Regioni, Province ed Enti Locali e individuerà le aree idonee alla pianificazione e allo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale e quelle non idonee a tali attività. Questo per assicurare la piena sostenibilità ambientale, sociale ed economica del territorio nazionale e per accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale alla decarbonizzazione».

Dichiara il sottosegretario: «L’emendamento prevede, a tutela di tutte le parti in causa che, fino all’approvazione del Ptesai, con un termine massimo di tre anni, saranno sospesi i permessi di prospezione e di ricerca già rilasciati, nonché i procedimenti per il rilascio di nuovi permessi di prospezione o di ricerca o di coltivazione di idrocarburi. Grazie a tale moratoria, sarà impedito il rilascio di circa 36 titoli attualmente pendenti compresi i tre permessi rilasciati nel mar Ionio. L’emendamento verrà discusso nei prossimi giorni in Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavori Pubblici, Comunicazioni». «I nostri delfini sono salvi, è un bel giorno per l’ambiente» ha commentato il deputato pentastellato Giovanni Vianello.

«Il Mar Ionio, come l’Adriatico centro meridionale sono da tempo nel mirino delle compagnie petrolifere, mentre l’Italia, nonostante gli ormai acclarati disastri ambientali e climatici, continua a privilegiare una strategia energetica basata in gran parte sui combustibili fossili» ricorda Preneste Anzolin, presidente del circolo di Palagiano di Legambiente. Che poi aggiunge: «In Italia ci sono già 67 le concessioni di coltivazione a mare, mentre altre 96 richieste di prospezione, ricerca e coltivazione sono in attesa di autorizzazione: eppure è stato dimostrato che, se pure venisse estratto tutto il petrolio presente sotto i nostri mari, si soddisferebbero le esigenze energetiche nazionali per soli … 6 giorni! Allora a chi serve? Esclusivamente alle compagnie petrolifere a cui ogni anno vengono elargiti ben “16 miliardi di euro di sussidi annuali alle fonti fossili”».