Quali i passi previsti per la riconversione del turismo a Taranto?

TARANTO – Il documento presentato al ministero da parte del sindaco Melucci è ricco di idee che ruotano attorno alla parola “Riconversione”come parola cardine del nuovo contratto di sviluppo. Molti i settori analizzati dal discorso del sindaco.

Riguardo il tema del turismo: «il preventivo diradamento ed un oculato consolidamento nei pittaggi di quella che fu la Città Vecchia di Taranto; la zona dei Docks di Porta Napoli, che potrebbe includere un cosiddetto punto di sbarco autorizzato, ai fini di una filiera finalmente certificata e controllata dei prodotti ittici e della mitilicoltura; la rifunzionalizzazione dell’imponente Palazzo Archita (già Palazzo degli Uffici), appropriata all’uso commerciale, universitario, business e persino da adibirsi a pinacoteca stabile, ovvero per implementare l’offerta del Mu­seo Nazionale Archeologico; la vecchia sede della Banca d’Italia, che potrebbe ospitare l’Archivio di Stato, nonché il rilevante Archivio Storico comunale; il re­cupero e la riconversione duale (turistico-culturale) del napoleonico Forte de Laclos sull’Isola di San Paolo; la costituzione di un’area expo di nicchia presso gli ex Can­tieri Tosi sul Mar Piccolo; la realizzazione di un’area ludico-scientifica (ad es., un planetario) presso la centrale Torre D’A­yala; l’individuazione di nuovi lotti di re­sidenzialità universitaria nel centro storico cittadino; la permuta alla città delle vaste aree demaniali militari ormai dismesse e spesso in posizioni invidiabili rispetto ai bisogni ed alle aspirazioni della comunità, a cominciare dalla Stazione Torpediniere; la musealizzazione, una volta abbandonato il servizio attivo, della portaerei leggera Giuseppe Garibaldi, attualmente di stanza presso la Stazione Navale di Mar Grande (Chiapparo)».

Il commento riguardo la pianta organica comunale:

Scarsi risultati da parte del sindaco «per la concreta ripartenza della comunità ionica, nei termini della tutela del sistema di imprese, provato dalle vicissitudini della grande industria ed intrinsecamente fragile per la sua scarsa propensione alla diversificazione ed alla ricerca, nei termini della promozione

delle maestranze locali nel contesto de­gli appalti derivanti dal CIS, per quanto consentito dalla legge, nonché nei termini della efficacia della stessa pubblica ammi­nistrazione nel frangente

della progettazione e della fornitura di ser­vizi qualificati ai cittadini, soprattutto per via di una pianta organica ridotta del 50% sin dall’epoca del dissesto economico». La richiesta è quella di «restituire ad una città di circa duecentomila abitanti (tra le prime venti del Paese) una adeguata pianta organica», per dare incisivitàalle azioni del tavolo istituzionale.