Apulia Distribuzione lancia l’iniziativa di solidarietà “Un uovo nel carrello”

In occasione della Pasqua Apulia Distribuzione ha deciso di lanciare l’iniziativa Un uovo nel carrello, che mira a sostenere i progetti di ricerca per i bambini affetti da tumori cerebrali. Nei negozi che aderiscono all’iniziativa le persone potranno acquistare un uovo di Pasqua per supportare la ricerca in campo neuro oncologico pediatrico. I punti vendita del sud Italia dove si possono trovare le uova sono Carrefour, Carrefour Market e Carrefour Express in Puglia, Basilicata e Calabria. Le uova di cioccolato portano il marchio della Fondazione Heal e Apulia Distribuzione e il ricavato della loro vendita sarà devoluto alla ricerca scientifica condotta eseguita dalla Fondazione romana.

Sono 15mila le uova messe in vendita per il progetto Un uovo nel carrello

In tutti i punti vendita di Apulia Distribuzione si potranno dunque acquistare le uova a 4,99 ciascuno, per un totale complessivo di 15 mila uova di cioccolato al latte messe a disposizione dalla fondazione per il progetto Un uovo nel carrello. Michele Sgaramella, direttore vendite di Apulia Distribuzione, ha detto che la collaborazione con la Fondazione Heal è stata rinnovata per proseguire verso un progetto che affianca la ricerca, avviato a Natale insieme a loro. Sgaramella ha sottolineato che un gesto di solidarietà rende possibile far tornare il sorriso sui bambini e sui loro genitori.

La Puglia terra sostenitrice di progetti solidali

La Fondazione Heal ha ribadito di essere felice di riaffermare la collaborazione con un partner come Apulia distribuzione, con il quale ha avviato un altro progetto di solidarietà a Natale. In attesa della Pasqua, l’iniziativa Un uovo nel carrello conferma come il Gruppo abbia avuto nuovamente rinnovare l’impegno per i più piccoli e le loro famiglie e la fondazione ha aderito prontamente. Sostenere queste iniziative di solidarietà in un periodo particolare come quello della pandemia è importante perché purtroppo i tumori cerebrali non si fermano di esistere. Dunque, il lavoro dei ricercatori deve continuare, così come quello di medici, biologi, infermieri, per ravvivare la speranza dei bambini e dei familiari.