Bari, Greenpeace contro Eni per le emissioni

Non si placa la protesta di Greenpeace contro Eni, l’associazione ambientalista condanna l’ente per le emissioni pericolose che continua ad emettere sul pianeta. L’associazione ha distribuito a Bari, su iniziativa nazionale, la riproduzione di una bolletta Eni con i dati sull’impatto delle attività dell’azienda che influenzano il clima del pianeta. Anche se in termini di emissioni di gas serra l’azienda è una delle più inquinanti al mondo Eni tuttavia sostiene di essere green, ma nonostante ciò non perde di vista l’obiettivo del gas fossile, che dice essere amico del clima, mentre invece è proprio fra i colpevoli dell’emergenza attuale.

Volontari e famiglie a Bari hanno distribuito le bollette

Famiglie e tanti volontari a Bari hanno provveduto a distribuire le bollette rispettando le norme anti-covid, ma l’iniziativa si è svolta anche in tante altre città italiane. I volontari di Greenpeace contro Eni hanno distribuito una riproduzione di una bolletta per dimostrare attraverso i dati che Eni è fra i maggiori emettitori italiani di CO₂. Nei dati ufficiali si può capire come ogni anno l’emissione da parte dell’Eni equivale a 537milioni di tonnellate di CO₂, mentre l’Italia ha invece emesso 428 milioni di tonnellate. Le informazioni date da questa campagna sono importanti perché il 30% delle azioni dell’Eni appartengono allo Stato e quindi ogni cittadino ha diritto di sapere in quale modo Eni contribuisce alla crisi del clima.

Greenpeace contro Eni, la soluzione è investire nelle rinnovabili

Per risolvere il problema della crisi climatica la soluzione è investire nelle rinnovabili, sia quelle esistenti sia quelle nuove da ricercare. Grazie alla ricerca è possibile rendere i pannelli fotovoltaici e le pale eoliche più efficienti, ma si possono inventare anche nuove forme di energia rinnovabili, si può gestire meglio la geotermia, migliorare l’idrico e il micro eolico. Lavorando con la ricerca è possibile migliorare e uscire dalle fonti fossili rapidamente.