Caccia in Puglia, anche se è arancione si può andare in altri Comuni

Una ordinanza emanata dal presidente Michele Emiliano ha stabilito che per la caccia in Puglia si può andare da un comune all’altro. Anche se la regione è arancione, dunque, l’ordinanza non vieta di spostarsi per la caccia, perché come dice il provvedimento, si tratta di un’attività che è giustificata da una condizione di necessità. Questa condizione è in pratica il conseguimento dell’equilibrio faunistico-venatorio, indispensabile per evitare ulteriori danni alle coltivazioni, e scongiurare anche pericoli per le persone. L’ordinanza afferma che la caccia è un’attività utile e di conseguenza giustifica il fatto che possa essere esercitata nonostante le restrizioni che vigono nelle zone arancioni.

La caccia in Puglia attività permessa

La Criaa, una rete che comprende 13 associazioni ambientaliste sul territorio pugliese, ha denunciato la vicenda riguardante l’ordinanza di Emiliano sulla caccia in Puglia. L’associazione ha dichiarato che il provvedimento del governatore pugliese è intollerabile, perché lo stato di necessità non esiste. Secondo Pasquale Laterza, portavoce del Coordinamento e presidente dell’associazione Guardie per l’Ambiente, non è infatti dimostrato da dati oggettivi e non c’è nulla che possa dimostrare che vi sia un rischio imminente. Inoltre, la Criaa ha anche aggiunto che, se vi fosse un reale rischio, solo le specie considerate pericolose o dannose dovrebbero essere cacciate.

Richiesto il ritiro dell’ordinanza

Sara Leone, responsabile provincia Lav Bari, ha aggiunto che si parla di rischio per specie dannose o pericolose, ma alla fine viene applicato sempre il ripopolamento. Secondo la Leone, l’ordinanza sembra fatta apposta per garantire la categoria dei cacciatori e consentire di svolgere indisturbati la caccia in Puglia. Le associazioni riunite nel Criaa hanno lanciato un appello alla Regione e hanno focalizzato l’attenzione sulla legge numero 157 del 1992. La normativa dice chiaramente che la caccia non si può qualificare come un esercizio di pubblica utilità, visto che oltretutto si svolge dietro concessione. Nell’appello le associazioni hanno fatto la richiesta di ritirare l’ordinanza.