Olivi resistenti alla Xylella, Confagricoltura Puglia lancia l’allarme per i 700 milioni che non arrivano

L’allarme della Confagricoltura Puglia per far arrivare i fondi in Salento è ben motivato. Infatti, se non arrivano i 700 milioni la rigenerazione del Salento con gli olivi resistenti alla Xylella si ferma. Questi olivi stanno per essere reimpiantati per venire incontro alle esigenze degli agricoltori, e oltre ai 44 milioni di euro già pronti per arrivare, servono anche i 700 per completare le operazioni. Confagricoltura Puglia lo ha specificato nell’incontro che si è tenuto a Lecce, nella sede dell’unione provinciale. All’incontro hanno partecipato Donato Pentassuglia, assessore all’agricoltura della Regione Puglia, Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia e Maurizio Cezzi, presidente di Confagricoltura Lecce.

Servono i fondi per reimpiantare gli olivi resistenti al batterio Xylella fastidiosa

Pentassuglia ha sottolineato che la Regione Puglia oltre un mese fa ha richiesto al Ministero dell’agricoltura 700 milioni per rigenerare il territorio, ma i fondi non sono stati sbloccati. Alcune aziende hanno già iniziato a reimpiantare gli olivi resistenti alla Xylella, e durante il tour fatto da assessori insieme a Confindustria è stato evidenziato come ci sia bisogno di questi fondi per proseguire gli interventi. Lazzaro ha detto che i dati parlano chiaro e che a 8 anni dalla prima segnalazione di focolai la Xylella si è propagata rapidamente, colpendo fino ad oggi circa 150mila ettari di oliveto nelle province di Brindisi, Lecce e anche nel Tarantino.

Persi a causa della Xylella 33mila posti di lavoro circa

Lazzaro ha sottolineato che dai calcoli è emerso che in questi anni si sono persone nella regione circa 33mila posti di lavoro. Il 50% dell’olio italiano viene prodotto in Puglia, perciò quanto è accaduto nel Salento può essere considerato a tutti gli effetti una distruzione produttiva, sociale e paesaggistica. Il presidente di Confagricoltura Puglia ha sottolineato che il sistema olivicolo pugliese ha un peso molto importante sul totale dei lavoratori e dei lavori quotidiani di tutto il settore. Nel corso degli ultimi anni la comunità ha dimezzato la produzione agricola, quindi occorre sbloccare i fondi per far tornare le persone a sperare e a lavorare.