Una petizione online contro le scorie nucleari in Puglia e Basilicata

Protestano istituzioni, associazioni e cittadini contro le scorie nucleari in Puglia e Basilicata. La notizia, giunta come un fulmine a ciel sereno, ha stupito tutti e nessuno è rimasto indifferente. La volontà popolare è quella di lanciare un segnale forte, ed è quanto si propone di fare la petizione che Gaetano Garzone, assessore all’ambiente di Irsina, ha lanciato cinque anni fa. L’obiettivo è quello di impedire che venga creato un sito unico delle scorie radioattive in Puglia e Basilicata. Non appena è stata pubblicata la notizia la petizione è stata aggiornata e in poco tempo ha raggiunto oltre 40mila firme.

La petizione è stata aggiornata

Nella carta pubblicata dalla Sogin sono 67 le zone in Italia in cui verrà individuata l’area dove sorgerà il deposito di scorie radioattive. Le aree assegnate come deposito per le scorie nucleari in Puglia e Basilicata sono 13, e alcune di esse si trovano perfino a pochi chilometri da Corato. Garzone, l’autore della petizione, ha ribadito che la sua iniziativa ha avuto lo scopo di far sentire le proteste di migliaia di persone che altrimenti nessuno avrebbe ascoltato. Allora la petizione è stata firmata da diecimila sottoscrittori, che hanno fatto questa scelta per tutelare il diritto alla salute, il proprio territorio e il desiderio di creare un futuro migliore per i figli. Quello che è accaduto in questi giorni ha riportato in auge la questione, e per tutti è stato un boccone amaro da digerire.

Protesta contro le scorie nucleari in Puglia e Basilicata

Nella notizia riportata sui giornali si legge anche che la Sogin ha stabilito 17 aree interessate in Basilicata e Puglia. Garzone, che ad oggi è Assessore all’Ambiente del Comune di Irsina, ha riferito che ritrovarsi a combattere contro una questione che credeva morta e sepolta fa sentire un profondo senso di sconfitta, tuttavia al momento si sta cercando di leggere con attenzione il documento per la consultazione e il progetto preliminare di Sogin. Una cosa però è certa: nessuno vuole le contro le scorie nucleari in Puglia e Basilicata.