Piste ciclabili d’emergenza, idea mobilità per la fase 2

Per la fase 2, sta saltando all’occhio l’idea di aprire 100 km di piste ciclabili d’emergenza ad un costo di meno di un milione di euro. Questa sarebbe una possibilità lanciata da Bikenomist, ovvero una realtà messa a disposizione con un manuale tecnico a cui hanno collaborato una quarantina di associazioni del settore green come Fiab, Salvaiciclisti e Legambiente. Raccogliere l’idea è stato subito il sindaco di Milano Beppe Sala, il primo cittadino, infatti ha detto che secondo lui con la bicicletta si avrà la possibilità di muoversi in città più liberamente rispettando le distanze.

Piste ciclabili d’emergenza, costi e fattibilità

Secondo il manuale tecnico pubblicato gratuitamente da Bikenomist, la realizzazione di piste ciclabili d’emergenza potrebbe arrivare a costare 8 mila euro per ogni chilometro. Quindi bisogna cercare di risparmiare magari facendo degli interventi ben precisi. Basterebbe cambiare il modo in cui vengono realizzate per contenere i costi e riuscire a spendere molto meno per realizzare piste ciclabili più leggere e più rapide nella loro fattibilità. Lo studio prevede piccoli accorgimenti nella linea da realizzare, nei cartelli da suddividere ed inoltre, anche per la linea di mezzeria. Il costo perciò per 100 km sarebbe anche minore di un milione di euro.

Lo studio all’esame dei sindaci

A realizzare questo studio sono stati tre architetti urbanistici, ovvero Paolo Gandolfi, Matteo Dondè e Valerio Montieri. Hanno parlato della necessità di mettere in campo uno strumento di questo genere per ripartire con la fase 2. Le piste ciclabili d’emergenza potrebbero essere un modo per gestire il trasporto pubblico, ma anche per creare una mobilità di emergenza ed una sorta di micromobilità. Un altro consiglio è quello di garantire il distanziamento sociale e anche un tipo di utilizzo di mezzi leggeri, veloci, economici e non congestionanti.