Primi segni del Coronavirus in bocca, rivoluziona tutto la scoperta dell’Università di Bari

Da una ricerca condotta dall’Università di Bari è emerso che i primi segni del Coronavirus si manifestano in bocca. Sulla lingua, sulle gengive e sulle labbra sono state riscontrate lesioni, e anche palato duro e palato molle. Quattro i gruppi classificati e sono stati eseguiti anche esami istologici in alcuni casi. Anche piccole ulcere, macchie giallastre o bollicine possono essere un segnale che è presente il virus. Se la malattia non viene trattata in tempo la situazione potrebbe degenerare, e il paziente potrebbe essere ricoverato in rianimazione. I risultati della ricerca guidata da Gianfranco Favia, direttore della clinica di Odontoiatria, hanno permesso di fare un passo su quanto si conosce del virus.

Le ulcere alla bocca fanno sospettare il coronavirus

Favia ha detto che sono le ulcere del cavo orale a destare un campanello d’allarme, perché sono più frequenti. Tuttavia, nella fase iniziale sono state riscontrate anche piccoli puntini rossi, macchie giallastre o bollicine. I trombi, cioè un’occlusione dei vasi sanguigni, sono quelli che non vanno sottovalutati. I risultati dello studio aprono nuovi scenari nel trattamento del Covid, ma visto che sono emersi permettono di velocizzare il periodo della terapia. Infatti, vedendo una lesione di questo tipo, è facile intuire che può trattarsi di Coronavirus.

123 i pazienti su cui sono state fatte le indagini

Gianfranco Favia ha anche aggiunto che con il test del tampone è possibile confermare il virus prima che si aggravi il quadro clinico. E’ anche possibile intervenire tempestivamente somministrando farmaci antinfiammatori e anticoaugulanti. Questi farmaci, se usati nella fase precoce del Covid, scongiurano le trombosi. Si tratta quindi di un campanello d’allarme che consente di scoprire il contagio da Coronavirus e di intervenire subito. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Clinical Medicine e le indagini sono state condotte sulla bocca di 123 persone. I pazienti sono tutti stati controllati da ottobre a dicembre 2020 e la ricerca è stata condotta con meticolosità.