Via Sparano, progetto di Guendalina Salimei per farla diventare una strada museo

Finalmente Via Sparano diventa una strada museo. Il sindaco di Bari Antonio Decaro, infatti, ha deciso di riprendere il progetto di Guendalina Salimei volto alla collocazione di alcune opere scultoree appartenenti alla città su Via Sparano, facendola diventare così una strada museo.

La via è la strada principale della vita culturale e commerciale barese e grazie a dei sopralluoghi effettuati negli ultimi tempi gli amministratori si sono resi conto della validità del progetto e così è venuto nuovamente alla luce. Il progetto prevede che la via non sia solo una galleria commerciale ma anche un percorso artistico che si snoda lungo gli otto isolati. Quindi, sulla via andranno collocate statue, sculture e opere che saranno poste nelle vicinanze di alcuni luoghi simbolo della città.

Progetto di Via Sparano presentato al concorso internazionale di progettazione del 2007

Il progetto di Via Sparano di Guendalina Salimei fu presentato al concorso internazionale di progettazione del 2007 e adesso il sindaco Decaro ha deciso di ricollocare sulla strada il Cavallo di Ceroli e i quattro Telamoni. Il Cavallo fu donato alla città nel 2004 dalla Banca Popolare di Bari, mentre i Telamoni, resti di un palazzo che si richiamano ad Atlante, dovrebbero essere posizionati nei pressi di piazza Moro sull’ultimo isolato della via.

Attualmente i pezzi di quest’opera si trovano nell’androne del Palazzo di Città, dove a spiegarne la storia e il significato vi sono solo delle piccole didascalie. Il sindaco Decaro ha l’intenzione di aprire un dialogo con la città di Bari e tra la Soprintendenza e la progettista Salimei, per trovare un punto d’accordo equo che soddisfi le richieste e dia lustro alla strada. Dalla discussione potrebbe nascere la proposta di estendere la collocazione di altre opere come L’Ulisse di Pantaleo Avellis, Il Costruttivo Bari 1997 di Nicola Carrino, La Vela di Raffaele Spizzico, La Costellazione di Re Sale di Fernando De Filippi, il Volo di Antonio Paradiso.