Pronti in Puglia 100mila ettari per coltivare grano

Sono in corso svariati cambiamenti nell’economia italiana a causa della guerra Russia Ucraina, ma al momento il problema maggiore sembra essere il grano. In Puglia, con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue, possono essere garantiti 100mila ettari per coltivare grano, che sono stati lasciati incolti perché non sufficientemente redditizi a causa della siccità e degli attacchi della fauna selvatica. A sostenerlo è Coldiretti Puglia, che ha parlato del ritorno dei grani antichi, come per esempio il Senatore Cappelli, eccellente per il pane e la pasta, che i contadini di Lecce hanno presentato agli agricoltori di Campagna Amica.

Sono garantiti 100mila ettari per coltivare grano

Coldiretti Puglia ha detto che gli agricoltori sono pronti ad aumentare in Puglia la produzione di grano, dove è vietato utilizzare nella preraccolta il glifosate. La Commissione Ue ha detto che possono essere garantiti 100mila ettari per coltivare grano. Agli agricoltori pugliesi quest’anno però produrre grano costa fino a 600 euro in più ad ettaro, visto l’aumento dell’energia causato dalla guerra in Ucraina. Sono però aumentati anche i fertilizzanti, come ha sottolineato Coldiretti Puglia, e i rincari sono ormai insostenibili ovunque, anche nel settore cerealicolo, che simboleggia in quale grave situazione si trova l’agricoltura regionale. Costretta ad importare materie prime agricole visti i compensi bassi riconosciuti agli agricoltori, e con la riduzione delle coltivazioni agricole, l’Italia rischia di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari.

Penalizzate le coltivazioni di cereali

Coldiretti Puglia ha sottolineato che sono le coltivazioni di cereali ad essere maggiormente penalizzate. Grano,mais e altri cereali al Paese sono necessari vista l’emergenza scoppiata a causa della guerra in Ucraina. I rincari del gasolio, dei concimi e delle sementi, e i prezzi di vendita incerti, il taglio dei raccolti, mette a serio rischio l’approvvigionamento agroalimentare per l’Italia. La nazione importa già il 64% del grano per il pane, il 44% per la pasta, il 49% della carne bovina, il 38% di quella di maiale, il 16% del latte consumato. Secondo l’analisi del Centro Studi Divulga, non bisogna neanche dimenticare che con i raccolti nazionali di mais e soia si riesce a coprire il 53% e il 27% del fabbisogno italiano.