Coldiretti Puglia, da un’analisi emerge un aumento dei consumi di pollo

La svolta salutista data dall’emergenza Covid ha fatto salire l’aumento dei consumi di pollo. E’ quanto detto da Coldiretti Puglia che ha analizzato la quantità di pollo consumato nell’ultimo anno. L’aumento dei consumi ha avuto come conseguenza anche la nascita di nuovi allevamenti e in Puglia si registrano 96 allevamenti dove si allevano 13 milioni di capi. La Coldiretti ha sottolineato che le carni avicole sono quelle richieste maggiormente dai consumatori che possono contare su una produzione nazionale in grado di assicurare un eccellente auto approvvigionamento. E’ comunque sempre importante controllare l’etichetta per accertare che il pollame scelto sia di origine italiana.

Ingente aumento dei consumi di pollo in Puglia

Con 20 chili a testa all’anno le carni avicole sono quelle più presenti sulle tavole degli italiani. Coldiretti regionale ha spiegato però che, nonostante si è registrato un notevole aumento dei consumi di pollo, nel confronto con il resto del mondo l’Italia è fra le nazioni in cui i consumi si attestano sotto la media UE che passa i 25 chili. Invece, in Canada e negli Stati Uniti il consumo è di 47,4 chili procapite, e in America Latina di 32,2 chili. L’Italia però a livello internazionale vanta 6.300 allevamenti professionali che danno lavoro a 64mila persone e produce in totale oltre 1,3 milioni di tonnellate di carni avicole che rendono la nazione autosufficiente.

I consumatori puntano su prodotti Made in Italy

Coldiretti ha sottolineato che i consumatori puntano su prodotti Made in Italy per il carrello della spesa. Le informazioni contenute nell’etichetta di origine obbligatoria delle carni avicole rende facile il controllo della provenienza e questo rende gli italiani molto più sicuri. Grazie alle pressioni di Coldiretti è stato infatti messo l’obbligo di indicare nell’etichetta il Paese di origine, obbligo che è in vigore per moltissimi alimenti in vendita, e anche per la carne di pollo. Coldiretti ha anche detto che il coronavirus ha aumentato nei cittadini la necessità di controllare il cibo e di dare maggiore valore alla filiera che assicura cibi di qualità.