Covid, la procura di Bari chiede archiviazione per contagi e vittime in due Rsa

La procura di Bari ha chiesto l’archiviazione per i contagi e vittime in due Rsa, avvenuti tra marzo e aprile 2020. Le strutture in questione sono quelle del gruppo Segesta Mediterranea e i focolai sono avvenuti a Villa Giovanna di Bari e nella Nuova Fenice di Noicattaro. In entrambe le rsa ci sono stati 257 contagi e 47 decessi e sono risultate indagate cinque persone. Secondo la procura di Bari non è possibile contestare il reato di epidemia colposa ai responsabili delle Rssa, anche se le misure di sicurezza erano insufficienti. Per questo la procura di Bari ha chiesto l’archiviazione.

Niente condanne per contagi e vittime in due Rsa

Per il procedimento riguardante i due focolai nelle Rssa del Barese del gruppo Segesta Mediterranea con 257 contagi complessivi e 47 decessi la Procura di Bari ha chiesto l’archiviazione. La Cassazione ha chiarito che la questione giuridica situata alla base della richiesta di archiviazione è che non è configurabile la responsabilità a titolo di omissione per l’epidemia colposa. L’arresto che il procuratore Roberto Rossi aveva anche chiesto per gli indagati, i due legali rappresentanti della società Segesta, Federico Guidoni e Catina Piantoni, i due coordinatori sanitario e gestionale di Villa Giovanna, Michele Di Tommaso e Tiziana Caselli, e il coordinatore gestionale della Rssa Nuova Fenice Nicoletta Ricco, è stato rigettato dal gip.

Omesse le misure di sicurezza nelle rsa

Il procuratore ha ripercorso, nella richiesta di archiviazione, gli elementi che avrebbero potuto prevenire il rischio di contagio. Nello specifico, gli amministratori delle due strutture non hanno creato una zona covid adeguata, e avrebbero permesso il nascere di situazioni di assembramenti tra positivi e negativi al virus, continuando anche a praticare le attività ludico-ricreative. Inoltre, pare che non hanno allontanato e sostituito il personale contagiato, ma non hanno neanche fornito i dispositivi di protezione necessari come mascherine e tute. La disfunzionalità nella programmazione e nella messa in atto delle varie misure da adottare secondo la procura non è reato.