Danni ingenti in Puglia a causa del caldo e della siccità

La Cia (Confederazione Italiana Agricoltori Puglia), ha fatto un bilancio della situazione dell’agricoltura nella regione pugliese e ha lanciato l’allarme, bisogna chiedere lo stato di calamità. Il caldo torrido e la siccità hanno infatti causato danni ingenti in Puglia, in qualsiasi coltivazione,  dai cereali agli ortaggi, agli uliveti, ai mandorleti e ai vigneti. In tre mesi di stagione bollente e senza piogge, in tutta la Puglia la situazione è degenerata e la CIA ha chiesto ufficialmente alla Regione di attivare lo stato di calamità presso il Mipaaf. In molti casi l’aumento dei prezzi non compensa gli introiti a causa della minore resa del prodotto, come è successo con le colture cerealicole.

Danni ingenti in Puglia, coltivazioni tutte ridotte di produzione

Anche la stagione delle angurie è stata penalizzata dal caldo e dalla siccità, ma anche dal calo spaventoso dei prezzi concordati con i produttori. Anche per gli oliveti c’è grande preoccupazione e si sta provvedendo a prestare le ultime cure alle piante prima dell’apertura della stagione olivicola. L’apicoltura merita un discorso a parte, e se si considera che ha subito una riduzione di produzione dal 30% al 50% si capisce benissimo perché la CIA Agricoltori della Puglia ha avanzato la richiesta dello stato di Calamità. La colpa delle produzioni ridotte viene data alla prolungata assenza di piogge che si è registrata nella regione durante i mesi estivi.

Le piogge assenti a lungo hanno peggiorato la situazione

I danni ingenti in Puglia sono stati causati soprattutto dal fatto che sono cadute poche piogge, anzi, per l’esattezza, non piove praticamente da tre mesi. Le aziende zootecniche sono in crisi, i prezzi al ribasso non permettono di risollevarsi dalle difficoltà, il balzo dei costi di produzione e le campagne soggette a furti da parte di criminali spietati sono aspetti che denunciano una situazione devastante. A tutto ciò bisogna aggiungere i danni causati dalla fauna selvatica e il crescente pericolo crescente generato dai cinghiali che continuano a proliferare.