Crisi Xylella, Coldiretti denuncia il blocco di 40mln per espianti e reimpianti

Coldiretti Puglia torna a denunciare le situazioni anomale che si verificano al sud Italia. Dalla denuncia emerge il blocco di 40mln per espianti e reimpianti in area infetta da Xylella, fondi che non sono stati ancora spesi e che rientrano nell’ambito del Piano di rigenerazione olivicola. Per colpa della burocrazia e dei ricorsi il futuro green subirà notevoli ritardi e tutto questo peggiorerà la già grave situazione causata dall’emergenza Xylella. La notizia viene resa nota all’indomani della delibera di Giunta regionale per la variazione di bilancio. Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, ha detto che è stato già ammesso al finanziamento solo il 6% delle istanze di espianto e reimpianto.

E’ gravissimo il blocco di 40mln per espianti e reimpianti

Muraglia ha detto che si tratta di appena 521 domande e di 23 progetti collettivi a fronte di una richiesta globale per 216 milioni di euro. Il presidente di Coldiretti ha aggiunto che è grave il fatto che nel concreto ancora non è stato erogato alcun aiuto pubblico di quelli destinati. Inoltre, il blocco di 40mln per espianti e reimpianti in area infetta da Xylella, ancora fermi a distanza di 19 mesi dalla pubblicazione del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia da 300 milioni di euro, aggrava la situazione. Infine, Coldiretti ha detto che sul totale delle risorse stanziate, destinate soprattutto alle calamità, risultano ancora da spendere 134 milioni di euro.

Interventi messi in atto per la crisi della Xylella sono pochi

L’associazione ha anche sottolineato che sono molto pochi gli interventi messi in atto per la crisi della Xylella e le risorse per il contrasto al vettore da destinare agli enti pubblici per rimuovere ulivi secchi sono ferme al palo. La diversificazione produttiva e la ricerca sono rimaste sono teorie e le misure per gli innesti degli ulivi monumentali sono state un fallimento, infatti solo 91 aziende agricole hanno aderito. Muraglia ha concluso dicendo che è indispensabile liberalizzare i reimpianti con l’adeguata diversificazione colturale per iniziare una ricostruzione dal punto di vista economico e paesaggistico.