A rischio i servizi educativi in Puglia

l servizi educativi in Puglia sono a rischio, a lanciare l’allarme è il Consigliere regionale Paolo Pagliaro. Il consigliere ha sottolineato come sia impellente sbloccare i fondi per poter fare fronte ai servizi per infanzia e adolescenza. Pagliaro ha ribadito che dalla Regione i fondi destinati ad asili e centri ludici accreditati non arrivano, e questi di conseguenza non possono erogarli alle famiglie bisognose. Il consigliere ha presentato al presidente Emiliano e a Barone, assessora al Welfare, un’interrogazione urgente, per sbloccare i fondi subito. Occorre un controllo rigoroso dell’ufficio al Welfare per non mettere a rischio i servizi rivolti alle famiglie.

Le strutture da settembre non hanno percepito nulla

Il consigliere di LPD ha anche aggiunto che a distanza di tre mesi da quanto stabilito dal Servizio regionale Minori, e in seguito al bando per i nuclei familiari pugliesi, si stanno prolungando ulteriormente i procedimenti amministrativi che fanno capo all’Ufficio Welfare. Tutti questi ritardi hanno reso insostenibile la situazione e stanno mettendo a rischio i servizi educativi in Puglia, che contano oltre 5mila dipendenti, di cui il 95% sono donne, circa 10mila bambini e 500 strutture. I centri lavorano dal primo di settembre senza percepire nulla, in quanto dalla regione non sono state riconosciute le spettanti indennità. Far fronte ai pagamenti di stipendi e di costi di gestione senza liquidità è impossibile.

I servizi educativi in Puglia rischiano di chiudere

Non potendo far fronte a tutto ciò i servizi educativi in Puglia rischiano di chiudere. Non potendo pagare la retta le famiglie non potranno usufruire dei servizi che sono fondamentali per combattere la povertà sociale e culturale e al tempo stesso per promuovere l’inclusione sociale. Senza i buoni erogati dalla regione i servizi qualificati sono praticamente inaccessibili. Pagliaro ha anche detto che i fondi europei assegnati alla Puglia per l’annualità 2020/2021 ammontano a 30 milioni di euro, tuttavia, nonostante siano insufficienti, ancora non sono stati erogati. Per far fronte alle esigenze occorrerebbero almeno altri 20 milioni di euro.