Apertura Pavoncelli bis, incrementa il business dell’acqua in Puglia

La vicenda dell’acqua in Puglia e dell’apertura Pavoncelli bis ha alle spalle una storia intrecciata e complessa. Per capirla meglio bisogna sapere che l’acqua che da Caposele e Cassano Irpino, comuni dell’appennino campano in cui si trovano le sorgenti storiche di Acquedotto Pugliese, è un’acqua oligominerale purissima che viene ceduta dal 1904 alla Puglia gratuitamente. Nella regione anticamente l’acqua era necessaria e solo così si poterono evitare ulteriori vittime di malattie infettive. Avellino ha lasciato che le risorse continuassero ad essere sfruttate, ma l’acqua che giunge da Caposele ha un valore ogni anno la Puglia di 85 milioni di euro, materia prima che la regione riceve gratuitamente e che trasforma in guadagno netto.

Acqua in Puglia e apertura Pavoncelli bis

L’Irpinia, che regala acqua alla Puglia, la riceve e la deve anche pagare di più. Non solo, l’Acquedotto Pugliese, visto che ha la gestione esclusiva sulla sorgente della Sanità, è diventato proprietario dei terreni circostanti, che non possono essere valicati. Il centro abitato che sorgeva sulla zona sulle sorgenti è stato sgomberato e la gente di Caposele ancora oggi può tornare e vivere dove i nonni hanno lavorato. La politica e la classe dirigente che ha governato in questi cinquant’anni sono stati dei nani ottusi sulla gestione delle immense risorse idriche dell’Irpinia. Potevano benissimo cambiare la direzione delle cose, ma non hanno capito, appunto perché erano degli ottusi.

Il bluff della Pavoncelli bis

Ancora oggi continua l’inganno e l’apertura Pavoncelli bis lo dimostra. La galleria Pavoncelli, che fisicamente prende l’acqua della sorgente Sanità e la porta in Puglia, negli anni ’80 aveva subito dei danni, così venne deciso di fare un’altra galleria, la Pavoncelli bis, che sarebbe stata capace di drenare fino a tre volte i quantitativi di acqua attuali. La sua apertura è stata solo dettata da una necessità industriale, perché avrebbe significato prendere 85 milioni di euro di materia prima gratuita ogni anno e trasformarla in 240 milioni all’anno. Sul mercato la materia prima avrebbe raddoppiato il valore.