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Bari: il ristorante Le Rune di Torre a Mare dove la cucina mediterranea si fonde con quella giapponese

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ristorante Le Rune Torre a Mare
Riconoscimento editorale: Ristorante Le Rune a Torre a Mare

Una locanda non proprio sul mare, ma che guarda verso di esso e arredata secondo la tradizione più autentica dei borghi marinari: sedie di legno, tovaglie a quadri azzurre ed elementi degni del regno di Nettuno qua e là che rivelano l’essenza del posto. Siamo a Bari, nel quartiere di Torre a Mare, dove ci si può tuffare tra le stradine fiancheggiate da case a tinta pastello e spingersi fino alla torre di avvistamento del XVI secolo: la Torre Pelosa, nata per difendere la costa dalle incursioni dei pirati. E in cui si possono sbatacchiare con gioia le papille gustative presso il ristorante Le Rune di Nicola Scarpelli e sua moglie Nicla, incastonati anche loro, alla stregua dei pescatori, in un luogo in cui il rapporto profondo con il mare s’insinua nelle pieghe dell’anima dei cittadini e diventa motivo di rigenerazione spirituale a pranzo e a cena. Qui si custodiscono barche e specialità marinaresche di ottima qualità giunte fino a questa taverna biomediterranea.

“Le Rune” è una trattoria rustica, ma che strizza l’occhio al gourmet e alla raffinatezza degli impiattamenti. Il proprietario non ha nulla da invidiare ai blasonati della guida rossa, grazie all’estro dei menu inclini all’Oriente e per la selezione degli ingredienti rigorosamente biologici. Tuttavia, qualcuno online si lamenta a causa del servizio lento, <<ma cosa ti aspetti, quando prepari tutto sul momento>>, fa sapere Nicola. Nella sua lista culinaria compaiono sashimi di ricciola oceanica o di pescato del giorno, tartare di balik (per gli appassionati il miglior salmone affumicato al mondo di origine russa), filetti di acciughe del mare cantabrico, i pregiati gamberi viola di Gallipoli, a dimostrazione del fatto che siamo di fronte a uno spazio del buon gusto il quale mutua componenti da gastronomie internazionali e li inserisce perfettamente, come se fosse un puzzle, in quel meraviglioso ecosistema alla base della cucina mediterranea. E se il coperto si aggira attorno ai 3 euro è solo perché il benvenuto del locale prevede un insieme di: pane speciale Le Rune, cracker artigianali, taralli casarecci, burro demi-sel. La pasta poi è il cavallo di battaglia di Le Rune e il signor Nicola, infatti, va molto fiero del suo pacchero grano Senatore Cappelli al ragù bianco di ricciola, pesto di pistacchio di Bronte e bottarga di muggine.

Taverna Le Rune a Torre a Mare

I 2 coniugi sono autodidatti, frequentano l’università “della strada” – per usare il gergo social – e di km ne hanno percorsi abbastanza dall’apertura di Le Rune nel 2005. A cosa si deve il nome? <<Le Rune trovano le loro origini nella memoria germanico-vichinga, sono esattamente i caratteri alfabetici del popolo celtico. Runa significa sussurrare un segreto per migliorarsi. Ed è questo quello che cercavo. Sono uno studioso di tutto ciò che può portare energia e da sempre mi attirano tali simboli di potenza e possibilità>>, racconta Nicola con un tono sicuro di sé e con la consapevolezza di essere cresciuto tanto negli anni. Nel 1984 apre uno dei primi pub a Bari e da lì esperienze diverse – pure un corso di cucina al servizio di una comunità di persone affette da disturbi psichici – che gli consentono di progredire passo dopo passo. Tra il 2001 e il 2003 la svolta in un wine bar, in cui sperimenta i freddi e impara a destreggiarsi con il pesce alla maniera giapponese dello chef Daigo Takeshi che si trova in Italia in quel periodo. Nicla e Nicola uniscono le forze e 5 anni dopo l’apertura (2010) ampliano gli spazi con 50 posti. Sono la mente e il braccio, uniti da semplicità d’intenti e da un modus operandi comune sul lavoro.

Taverna Le Rune a Torre a Mare

A suo dire, Nicola è il primo a utilizzare sul mercato le ostriche Gillardeau (Il Dom Perignon dei molluschi bivalvi per intenderci) nel 2009, attraverso la società Selecta Spa in provincia di Rovigo che inizia a distribuirle in quel momento. <<La Gillardeau è un’ostrica unica. Le prime 10 casse di queste ostriche arrivarono esattamente in Puglia. A Le Rune le servo gratinate con una salsa composta da formaggio erborinato, pan grattato e una manciata di semi di girasole>>, ci tiene a sottolineare il gestore. Il ristorante è stato insignito, inoltre, del marchio bio cucina. Al fine di ottenere il riconoscimento, l’esercizio deve trasformare alimenti di origine biologica, individuare i grossisti biologici e programmare eventi di valorizzazione in tal senso. Lo sanno bene in quel di Torre a Mare, pronti ad affidarsi a fornitori che perseguono uno stile di vita sano, ad esempio Apulia Nutraceutica e ben 3 aziende produttrici di olio: Natyoure dell’azienda Mossa a Sannicandro di Bari (Ba); olio Mimì dell’azienda agricola Donato Conserva a Modugno (Ba); olio del frantoio oleario Vincenzo Fazio a Bitetto (Ba).

<<Per me cucinare è semplicemente rispettare il territorio. L’Italia è uno dei paesi più ricchi di biodiversità. Il mio obiettivo è pertanto esaltarla, in virtù di quello che mi offre la Puglia>>, conclude Nicola.

Curiosità: entro il 2021 Le Rune lancerà un negozio di alimenti salutistici.

Su richiesta si può ricevere la sciabola e ghigliottinare lo champagne. Si tratta di un’antica usanza nata ai tempi di Napoleone per brindare alle vittorie decapitando le bottiglie con un colpo di sciabola.

Veronica Otranto Godano

Informazioni

Site: taverna-bio-mediterranea-le-rune

Largo
Via Giacomo Leopardi, 7
70126 Torre A Mare BA
Telefono: 080 543 2289

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Brindisi: da Pantagruele abbuffate di cultura gastronomica ed enologica

A Brindisi, città portuale di antica data, Fabrizio Palma porta avanti con la sua squadra il ristorante Pantagruele inaugurato dal padre nel 1989.

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Pantagruele - Brindisi 5

Brindisi è un’altra di quelle città marine in Puglia, dove il rapporto con il mare è fisiologico. Si tratta di una relazione stretta che nei secoli ha coinvolto Romani e Greci e sancita dal porto illustre in grado di signoreggiare il Mar Adriatico. Snodo di culture diverse, la “Porta d’Oriente” (collegava Londra con Bombay negli scambi commerciali) rappresenta una miscellanea di stili ed epoche diverse che le hanno lasciato in eredità un patrimonio notevole. Un lascito rilevante è anche quello in mano a Fabrizio Palma, a capo della sua trattoria Pantagruele vicino il porto della città. Il posto offre una “cucina specializzata soprattutto nei piatti di mare” si legge sul sito intuitivo e degno di nota nelle foto proposte. Uno sguardo agli scatti e la prenotazione è quasi assicurata. Se poi si aggiunge la segnalazione nella guida Michelin, su Osterie d’Italia di Slow food, 1 forchetta de Il Gambero Rosso, la curiosità impellente la fa da padrona.

Pantagruele nasce nel 1989 e da subito si configura come uno dei migliori ristoranti di pesce a Brindisi. L’idea è del papà di Fabrizio, Ernesto Palma, e di Armando Brenda, ahimè venuto a mancare nel 2019. Ma cosa vuol dire Pantagruele? Gargantua e Pantagruele sono i protagonisti di una serie di 5 romanzi scritti da François Rabelais nella prima metà del Cinquecento: due personaggi dall’appetito gigantesco, tant’è che nella lingua italiana si usano gli aggettivi pantagruelico e gargantuesco per indicare proprio pranzi in abbondanza. E pure Pantagruel può definirsi in tal senso: <<ecco sì diciamo in senso lato. Cerchiamo di soddisfare il palato dei nostri clienti, ‘abbuffandoli’ di cultura gastronomica ed enologica. Il punto di partenza, e quello d’arrivo, è il totale rispetto nei confronti della materia prima, a km 0. Non esiste alcunché di congelato né d’importazione o allevamento. Il pescato è rigorosamente locale>>, racconta Fabrizio che in questa avventura trentennale è accompagnato dalla chef Immacolata Romana, dall’aiuto chef Sandro Paladini, dalla responsabile antipasti Francesca Cerasino e dal maître di sala, Francesco Cesaria.

Pantagruele a Brindisi è quello di cui aver bisogno quando su Google si cerca “ristoranti al mare”. E seppur l’intromissione vegetale e onnivora, mantiene la sua vocazione legata al pesce. Sul sito si può consultare il menu a base di piatti evergreen e una sezione appositamente dedicata alla carta del giorno. A dispetto di quanto letto tra le recensioni, i prezzi sono onesti, anzi, a essere sinceri, ci aspettavamo qualcosa in più. <<Per noi, i piatti regionali meritano il massimo rispetto, quindi, tendiamo non tanto a rivisitarli, quanto ad ‘alleggerirli’ attualizzandoli>>, spiega l’imprenditore che nel suo menu fa sfilare la tradizione con cozze in tempura e giuncata fritta, scialatielli con ventresca di tonno, olive leccine e capperi di salina e scampi brindisini. Ma il vero cavallo di battaglia è il guazzetto di scorfano di nassa al pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto. Questo pomodorino, dolce e serbevole, è diventato presidio slow food nel 2008 ed è riuscito a emergere a fronte di rossi più famosi, tipo il san marzano.

Sottofondo jazz, qualche candela, affaccio grazioso, uno Pantagruele se lo immagina esattamente così, il tipico luogo che si presta a chiunque – aziende, turisti, clienti locali – e capace di trasformarsi all’occorrenza. Anche se Fabrizio lamenta un numero minore di turisti rispetto al periodo pre-Covid. Una selezione accurata delle materie prime lascia presagire un’esperienza unica, <<per il pesce ci affidiamo ai pescatori locali, l’olio, invece, è dell’azienda agricola locale ‘Lillo’>>, specifica. Per il resto vige la regola del tutto a km0.

In Puglia, in tutta franchezza, chi si ritrova invischiato nelle gioie e nei dolori della ristorazione può contare sull’unicità della materia prima grazie alla presenza dei 2 mari e al fatto che <<la regione, essendo molto lunga, gode di una biodiversità straordinaria>>, precisa il ristoratore che non è incline a progetti a lungo termine e ha una sola certezza: continuare a difendere sempre un concetto di ristorazione sostenibile. Per fregiarsi, dunque, di un titolo del genere occorre mettere in atto una serie di azioni finalizzate da una parte a ridurre gli impatti negativi sull’ambiente, dall’altra a incrementare i vantaggi socio-economici. Siamo in una nuova era in cui il rispetto del cliente parte dal garantirgli trasparenza in merito alle pietanze, ai prodotti utilizzati e alla preparazione delle ricette. Vincerà appunto chi riuscirà a dimostrare un legame tra una buona pratica e il miglioramento delle prestazioni aziendali.

Veronica Otranto Godano

Pantagruele
Via Salita Di Ripalta, 1, 72100 Brindisi
0831 560605
Facebook: Trattoria Pantagruele – Brindisi

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