Tirocini formativi, giovani e indennità da 450 euro

Tirocini formativi, in Puglia l’indennità ruota intorno a 450 euro una cifra assolutamente al di sotto della media, anzi alla soglia della povertà e soprattutto molto lontana dagli 800 euro mensili garantiti nelle altre Regioni italiane. Questo è il contenuto della denuncia di tutte le associazioni riunite nella rete informale dei gruppi giovanili che collaborano per trovare le giuste risposte ai problemi che affliggono la generazione.

Tirocini formativi, l’1 maggio lascia spazio alla denuncia di fragilità

Tirocini formativi, quest’anno come probabilmente anche i precedenti le celebrazioni dell’1 maggio della Festa dei lavoratori, hanno dovuto lasciare spazio alle denunce di fragilità e difficoltà dei giovani che cercano lavoro, chiedono aiuto e trovano sfruttamento e stipendi poco dignitosi. Questo discorso è valido e riguarda soprattutto il Sud e la Puglia. La politica non può voltare le spalle ai giovani ed alla loro questione, una realtà invisibile ormai da troppo anni. Si tratta di tirocini, di apprendistato, di bassi salari e soprattutto di lavoro nero. Tutte queste questioni sono da affrontare nel più breve tempo possibile. Queste problematiche vanno infatti risolte in fretta se si vuole garantire un presente ed un futuro ai giovani in Puglia.

La regione deve provvedere subito all’aumento dell’indennità

L’incertezza occupazionale, causata anche dei tirocini, porta a scaricare sui più giovani e sui più fragili della società tutte le difficoltà economiche. I giovani però non sono più disposti ad accettare tutto questo, molti preferiscono seppur a malincuore abbandonare la Puglia per cercare un avvenire migliore altrove. La fuga comporta una grave perdita per la Regione che non può permettersi di continuare su questa linea ancora per molto. Sulla questione giovanile si fa da sempre grande retorica e le azioni sono sempre poco concrete. Ciò che serve adesso è un cambio di passo netto ed immediato. È arrivato il momento per la Regione di assumersi la responsabilità per evitare di condannare intere generazioni alla precarietà. La prima cosa da fare è aumentare l’indennità minima regionale in primo luogo per questione di dignità e di rispetto.